L’infezione da nuovo coronavirus SARS-CoV-2 nella popolazione generale e anche nei pazienti con infezione da HIV rappresenta oggi una tematica di grande interesse scientifico.
Alcuni aspetti sono di grande attualità: l’impatto del COVID-19 (Coronavirus Disease 19) nei pazienti che vivono con l’infezione da HIV (PLWH), incluso il trattamento con farmaci antiretrovirali (ARV) dei pazienti con infezione da HIV ai tempi della pandemia da SARS-CoV-2 e le frequenti superinfezioni fungine riscontrate nel paziente con COVID-19.
Le superinfezioni fungine rappresentano un evento importante nel decorso del paziente COVID-19 ospedalizzato, sia durante la degenza ordinaria sia in maniera maggiore durante la degenza in terapia intensiva/rianimazione.
Le superinfezioni in COVID-19 sono rappresentate dalle infezioni che compaiono dopo almeno 48 ore dall’ospedalizzazione (e in questo si differenziano rispetto alle co-infezioni diagnosticate contemporaneamente al COVID-19).
Tra i fattori di rischio per sviluppo di superinfezioni in COVID-19 vanno citati i seguenti: prolungata ospedalizzazione, diffusione di germi MDR nei pazienti ospedalizzati in terapia intensiva, alterazione della risposta immunitaria, utilizzo di farmaci immunosoppressori e cortisonici.
L’aspergillosi polmonare associata a COVID-19 (CAPA) è una specifica entità molto difficile da diagnosticare ed associata ad elevato tasso di mortalità del paziente in terapia intensiva. La diagnosi precoce è fondamentale per la gestione dei pazienti, ma molti aspetti vanno ancora chiariti.
COVID-19 ha influenzato e continua ad influenzare anche la gestione del paziente con infezione da HIV dal punto di vista clinico e anche terapeutico. Le persone con HIV in trattamento antiretrovirale efficace, con un numero di CD4 maggiore di 500 e con viremia controllata, per i dati oggi a disposizione, non hanno un rischio di maggiore mortalità o decorso sfavorevole del COVID-19 rispetto a una persona HIV-negativa.
Però, come per la popolazione generale, hanno maggiori probabilità di sviluppare forme gravi di malattia le persone anziane e quelle con patologie sottostanti, quali ipertensione, problemi cardiaci o diabete e i pazienti con ulteriore immunodepressione (per patologia congenita o acquisita o in trattamento con farmaci immunosoppressori, trapiantati).
A tale riguardo diventa fondamentale per il clinico avere a disposizione terapie antiretrovirali compatte, ad alta barriera genetica, con dimostrata potenza ed efficacia e con tollerabilità favorevole nel lungo termine per poter gestire al meglio ai tempi del COVID-19 l’inizio della terapia nei nuovi pazienti naive con infezione da HIV o nei pazienti in semplificazione in caso di necessità.
In tal senso si sono infatti espresse le BHIVA interim ART guidelines COVID-19: le Linee-guida della British HIV Association ai tempi del COVID-19 infatti raccomandano per l’inizio della terapia antiretrovirale nei pazienti HIV una terapia compatta, efficace e ben tollerata. Le Linee-guida BHIVA hanno raccomandato per tali pazienti HIV in particolare durante la pandemia regimi compatti in mono-somministrazione con associazioni di tre farmaci a base di TAF ad alta barriera genetica.
Questo webinar della GISA Gruppo Italiano Per La Stewardship Antimicrobica, prendendo spunto dai dati esposti nel webinar svolto in data 28 maggio 2021, avente come tematiche le stesse del webinar in oggetto, fornirà un aggiornamento scientifico puntuale al clinico in tema di HIV e superinfezioni fungine con particolare riguardo alla CAPA nel paziente con COVID-19.
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