I progressi registrati nell’ultima decade nella cura dell’infezione da HIV hanno determinato un aumento drastico dell’aspettativa di vita dei pazienti grazie all’elevata efficacia della terapia antiretrovirale di combinazione che ha fortemente ridotto la mortalità per AIDS, rendendo cronica quella che è stata per molti una malattia mortale.
Di conseguenza, il SSN ha visto un aumento della necessità di assistenza di questi pazienti per una maggiore prevalenza ed incidenza di patologie concomitanti, associate sia all’invecchiamento che ad una ridotta risposta immunitaria ed aumentata infiammazione in questa popolazione di pazienti, tra cui malattie cerebrovascolari, epatiche, renali, ossee e neoplasie nel lungo termine.
Tutto questo impone una attenta valutazione nella presa in carico del paziente che deve necessariamente rispondere alle esigenze della cronicità nei pazienti affetti da infezione da HIV.
Si rende quindi indispensabile poter attuare sin da subito modelli di prevenzione, diagnosi e assistenza con un preciso percorso di presa in cura del paziente HIV di cui si assiste comunque al progressivo invecchiamento con acquisizione di una maggiore fragilità nel lungo termine.
La comunità scientifica, le istituzioni, le associazioni di pazienti ed il mondo della ricerca lavorano per favorire un cambiamento di prospettiva nell’approccio al paziente HIV con una valutazione in termini di “total health”. Questo per rispondere a quelle esigenze tipiche di questa popolazione di pazienti HIV in trattamento cronico che invecchia e porta con se una maggiore richiesta assistenziale e la necessità di una gestione complessa delle patologie concomitanti, introducendo l’obiettivo del 4° 90 in termini di qualità di vita del paziente (WHO, PNAIDS).
Diventa quindi fondamentale pensare a nuovi modelli di presa in carico del paziente soprattutto a livello regionale e diventa rilevante non limitare la scelta della terapia antiretrovirale ai soli parametri di soppressione dell’HIV-RNA e di recupero immunologico, ma, grazie all’avvento di regimi sempre più compatti efficaci e ben tollerati è importante effettuare una valutazione omnicomprensiva di come la terapia di prima scelta contribuisca al raggiungimento dell’obiettivo relativo alla qualità di vita del paziente, obiettivo da perseguire e misurare costantemente con test affidabili e validati dalla comunità scientifica. In quest’ottica gli inibitori dell’integrasi nell’ambito della triplice terapia TAF-based e delle dual combinations rappresentano oggi le strategie terapeutiche per gestire al meglio il percorso cronico del paziente con infezione da HIV.
Il progetto educazionale prevede di fare il punto sulle triplici terapie TAF-based, sulle dual combinations e sul futuro degli antiretrovirali per il trattamento dei pazienti con infezione da HIV.
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